ATTIVITÀ

Procreazione Medicalmente assistita

Per molte coppie la capacità di concepire e diventare genitori rappresenta un qualcosa di profondamente radicato nella definizione e identificazione della propria identità che spesso determina il significato dell'esistenza. La nascita dei figli rappresenta spesso uno dei fondamenti attorno a cui la coppia si fonda. La crisi nasce nel momento in cui la capacità di generare un figlio viene meno.

La diagnosi di infertilità o l’incapacità di ottenere una gravidanza, pur in assenza di cause organiche apparenti, rappresenta un evento particolarmente traumatico, perché incide sulle aspettative della coppia. Proprio per questo le informazioni legate a tale esperienza, poiché fortemente dolorose rischiano di rimanere congelate e immagazzinate in maniera disfunzionale all’interno delle reti mnestiche del paziente, generando sofferenza e rappresentando un vero e proprio trauma per la coppia.

Affrontare inoltre, il problema dell’infertilità di per sé mette a dura prova la coppia. I percorsi di procreazione medico-assistita sono spesso lunghi e costellati da esami clinici, alcuni dei quali invasivi e costosi.

La PMA da un punto di vista pratico, prevede la somministrazione nella donna a partire dal ciclo mestruale di iniezioni quotidiane ad orari stabiliti a base ormonale, che permettono una maggiore produzione di follicoli, la cui crescita viene monitorata attraverso ecografie ripetute a giorni alterni e prelievi del sangue. Questi una volta maturi vengono prelevati in anestesia totale con una procedura che si chiama pick up. Una volta prelevati vengono coltivati in laboratorio con il seme del partner o di un donatore, al fine di produrre il maggior numero possibile di embrioni, che, nel caso in cui si formino, saranno poi trasferiti in utero non appena idonei, di solito 2/3 giorni dopo il pick up. Dopo circa 12 giorni, si valuta l’avvenuto attecchimento e quindi l’inizio o meno di una gravidanza.

Si può comprendere come, visto l’iter, la durata e la volubilità del percorso che è molto difficile sia esente da sentimenti di attesa, ansia e frustrazione.

Le emozioni possono essere diverse. È normale un certo grado di paura e di confusione. Inoltre, quando diversi tentativi falliscono, il senso di fallimento è intenso e i ripetuti tentativi andati male possono rappresentare dei veri e propri eventi traumatici per la coppia, che possono causare prematuri drop-out.

La vita sessuale della coppia inoltre, può venire notevolmente compromessa sia dalle procedure specifiche della PMA, che prevedono dei periodi di astinenza dai rapporti sessuali, sia dallo stress psicofisico esperito dalla donna in primis e dall’uomo di conseguenza. Tutto questo può compromettere il benessere di coppia, ponendo il corpo, proprio per lo stress e la fatica esperita in condizioni psicofisiche non ideali per l’accoglimento di una nuova vita e per lo sviluppo di un legame sicuro con il futuro nascituro.

In quest’ottica, si colloca l’utilizzo di un protocollo EMDR specifico, come terapia elettiva per la cura non solo degli aspetti traumatici legati alle problematiche della fertilità, ma anche per tutti quegli avvenimenti e traumi “T” o “t” legati al problema attuale e che possono incidere sulla possibilità stessa di procreare, a causa dell’influenza che cognizioni disfunzionali possono avere sui livelli di stress e quindi sull’equilibrio neuroendocrino del soggetto.

Inoltre, l’EMDR, come già sperimentato e validato ampiamente dalla ricerca nei casi di patologie organiche, contribuisce notevolmente a ridurre l’impatto traumatico che la diagnosi di sterilità esercita sulla persona e sulla famiglia. Nonché, agire sul trauma e sull’impatto dello stress che le tecniche di procreazione medicalmente assistita comportano, può favorire l’eventuale raggiungimento dell’obiettivo riproduttivo stesso

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